Giorgio Viganò - attività politica e articoli dalla stampa | ||||||
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elezioni provinciali 27 ottobre 2013 Trento, 25 ottobre 2013 "Tante volte abbiamo sentito: un buon cattolico non si immischia in politica. Questo non è vero, quella non è una buona strada. Un buon cattolico si immischia in politica, offrendo il meglio di sé, perché il governante possa governare”. Sono parole di Papa Francesco, pronunciate un mese fa in un’omelia a Santa Marta. Naturalmente non si tratta di un “immischiarsi” nel senso di “impicciarsi”, quanto piuttosto nel senso di buttarsi nella mischia. Mi viene in mente il rugby, uno sport solo in apparenza rude e violento. In realtà è uno sport dove le regole, il rispetto, la coesione, la visione di gioco sono fondamentali per raggiungere la meta e la prestanza fisica si fa valere nei placcaggi e poi nelle mischie per guadagnare campo alle proprie ambizioni. Naturalmente nell’agone politico l’unica forza ammessa non è quella delle urla e degli insulti, ma quella delle idee e delle visioni per una politica “buona”, cioè improntata alla ricerca prioritaria del bene comune, il bene di tutti e di ciascuno, a cominciare dai più deboli ed emarginati. Persone capaci di incarnare questa idea di politica non mancano: non è vero che “sono tutti uguali”. Il rischio, però, è quello di “invischiarsi” nella politica, cioè di rimanerci appiccicati, come succede nel bracconaggio agli uccelli sui rami cosparsi di vischio, che più si dimenano, più restano intrappolati. In questo senso il panorama è sicuramente desolante e ad ogni livello, dal piccolo comune all’europarlamento, abbondano i politici preoccupati soprattutto della propria carriera e di qualche interesse “particolare” di questa o quella categoria e incapaci di fare un passo indietro dopo un periodo ragionevole di servizio alla comunità. L’attaccamento alla poltrona (qualcuno ci ha messo del vischio?) è indice chiaro di una patologia politica. C’è, infine, un altro rischio, che emerge prepotente in queste settimane di campagna elettorale: “infischiarsi” della politica. Ci sono tante e valide ragioni per essere delusi, indignati, perfino arrabbiati, ma nessuna ragione mi pare possa giustificare il farsi da parte, perché in ogni caso gli eletti prenderanno decisioni per tutti, anche per chi si sarà astenuto. In una terra autonoma come la nostra e con un sistema elettorale che permette di scegliere fra diverse proposte di programma e soprattutto di esprimere le preferenze per i candidati è opportuno non rinunciare al proprio diritto costituzionale di votare, impegnandosi poi a chiedere conto agli eletti del loro operato. Giorgio Viganò
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GIORGIO VIGANÒ |
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